Giochiamoci
Le mummie e la paperella
Per quanto sia semplice attraverso i vari e-commerce acquistare vibratori e quant’altro niente è più divertente che entrare in un sexy shop e mettere a disagio gli improbabili commessi.
La prima volta andai in compagnia di un’amica con cui organizzavamo delle serate, tra il serio il faceto, in cui si affrontavano discorsi ad al contenuto erotico: gli scopi erano due: chiedergli la disponibilità di organizzare nel loro negozio una manifestazione poetica intitolata “Versi per/versi” e chiedergli se volevano farci da sponsor consentendoci di pubblicizzare nel nostro format i loro toys e spiegandone l’utilizzo. Entrammo nel negozio parlando di sesso come se nulla fosse, notammo che la clientela era alquanto a disagio e defilata e che sentiva di doversi giustificare con gli esercenti usando la solita scusa: tutti sembravano voler acquistare regali per l’addio al celibato di qualcuno. Io e la mia amica invece commentavamo ad alta voce ciò che vedevamo nelle vetrine.
«Vedi c’è anche lo svuota cazzi maschile, era ora che lo inventassero.»
«Utilissimo per chi non sa dove metterlo. Pensa all’idiota che si è fatto risucchiare l’uccello dall’aspirapolvere.» «Guarda quella paperella a cosa serve?» chiese la mia amica e così ci rivolgemmo ai commessi che erano letteralmente due mummie e farfugliarono qualcosa di incomprensibile.
Le emergenze
Dopo di che fui attratta da uno strano cartello che diceva “Consegne urgenti a domicilio 24 su 24.» E che cazzo manco fossero il 118. Incuriosita chiesi: «Ma scusate davvero capita che qualcuno nel cuore della notte abbia urgenza di questo tipo di oggettistica?» Con grande imbarazzo ci svelarono che vendendo scorte di preservativi a prezzi concorrenziali alle prostitute accadeva che terminati i preservative e dovendo procedere con la clientela si ritrovavano a chiamare a qualsiasi ora. Svelato l’arcano, ci presentammo: all’epoca lavoravo per il ministero della giustizia e la mia collega per quello della pubblica istruzione, gli spiegammo i nostri progetti ma le mummie non volevano uscire dal sepolcro. Amen.
Sfondandamenti vibranti in motel
Dopo di che iniziai ad entrare nei sexy shop da sola. Il primo fu a Verona dove il timido commesso fu costretto a mostrarmi tutti i rabbit del negozio e a spiegarmi le diverse funzioni; mi colpì il suo rossore sul viso ma la professionalità con cui tentava di svolgere il suo lavoro. Senz’altro più disinvolto, mi parve il commesso di un porno shop di Bologna dove volevo acquistare le docce anali e lui mi prose delle cose molto femminili. Provai a spiegargli chiaramente che per me non andavano bene e alla fine mi disse l’unico kit che restava ma era per uomini, non credeva facesse al mio caso. Invece lo spiazzai dicendogli che quello era perfetto.
Chi se la cerca prima o poi trova
Dopo aver imbarazzato anche questo commesso, decisamente più mitica l’entrata fu l’entrata in un sexy shop di Milano dove i commessi, alquanto sorpresi del mio ingresso, considerato che il giorno avevo un look già di per se molto hot e mi rendevo conto di aver fatto subito colpo; dovevo andare ad alcune feste e avevo bisogno di indumenti e accessori adeguati. Certo che ero arrivata un po’ tardi ma non intendevano liquidarmi facilmente per cui scelti gli indumenti mi dissero che potevo provarli nel camerino ma se potevano abbassare la serranda perché era quasi l’una e non volevano entrassero altri clienti. Il proprietario e il suo collega erano indubbiamente molto intriganti, due bei quarantenni bruni dagli occhi maliziosi e il sorriso spinto. Mentre misuravo mi chiedevano stando fuori dal camerino se andava tutto bene e io non potei trattenermi dall’invitarli ad entrare ed esprimere un parere.
«Questo tipo di intimo sembra fatto apposta per lei, certo che è proprio una bellissima donna.»
«Grazie può aiutarmi a sfilarlo e un completino dopo l’altro le sue mani iniziarono a farsi sempre più audaci e il cazzo che mi strusciava addosso era sempre più duro.»
Gli spacconi
«Non si offenda signora ma mi sta facendo venire una voglia.»
«Vedo e non mi dispiace affatto.» Lui allungò le mani sulla figa e si accorse che era pronta.
«Vuoi scoparmi vero?» chiesi disinvolta e sicura.
«E me lo chiedi? Da appena sei entrata che ho pensato questa ha bisogno di cazzi. Ti si legge in faccia.»
«Ok, ma non disfarmi l’acconciatura e non rovinarmi il trucco, esco adesso dal salone di Severgnini e stasera ho un incontro importante.»
«Capisco ma adesso ti apro il culo e se vuoi siamo in due.»
«Nessun problema ma stessa regola.»
Mi portarono in una sorta di deposito e mi leccarono dappertutto, una bella spagnola una doppia ne culo, il pugno nella figa. Nessun pompino. Il trucco doveva stare impeccabile ma il godimento fu qualcosa di unico.
A quel punto mi legarono coi loro giochini e mi torturarono con vibratori vari prolungando all’infinito il piacere senza farmi arrivare all’orgasmo; quando stavo per godere si fermavano e arrivai a supplicarli di farmi raggiungere l’orgasmo in qualsiasi modo. Allora m’infilarono un vibratore gigante dentro la figa e un altro nel culo, poi si segarono sulle mie tette. Godetti allo stremo e alla faccia del trucco mi feci pisciare addosso e bevetti più volte il loro pissing e le mie stesse squirtate che raccolsero in una ciotola. Andai via con tanti regali e sconti stratosferici ma i due stalloni il meglio lo avevano già dato. Inutile dire che tornai nel salone di bellezza. Alle quattro dovevo partire per Pavia dove un’importante cerimonia mi attendeva. E dopo queste esperienze, confermo, “abbasso l’e-commerce”.