Occhi d’oro

Sì, ha gli occhi d’oro o, per lo meno, hanno questo colore nel mio immaginario; come i capelli, selvaggi, color miele. Scarno, essenziale, erotico, pungente. Dita nodose, mani invadenti che mi fanno zampillare come le fontane del Viterbese. Gli occhi intrisi di voglia, le labbra pericolose, un accenno di barba incolta, quasi uscito da un film perverso di Willem Defoe, con qualcosa di rabbioso vicino al Conte di Montecristo. Forte, pronto ad agire d’imperio. Una scossa elettrica che mi fa sentire il corpo sotto shock. Obbedisco, mi tocco, mi lecco i seni, cedo e gli concedo ogni cavità, ogni anfratto, ogni possibile ingresso fisico e mentale. M’immergo nelle sue fantasie e nei miei ricordi; è come se mi avesse vista, spiata, osservata. Mi conosce, più di quanto avessi capito; vedo che è in confidenza con la mia fisicità, in sintonia con le mie depravazioni.

Dentro

Mi solletica con la lingua, con le parole, mi ricorda la puttana che sono, in quel momento, con lui, e poi sempre, nella testa. Ho l’orgasmo negli occhi: l’intero incontro è un lungo orgasmo. Mentre lo guardo sento le mie pupille scintillare. Sono affamata del suo cazzo tanto che vorrei ingoiarlo. E quando decide di incularmi mi spinge ripetutamente e così forte che ho paura di decollare verso il più abbagliante allunaggio della storia. Sento che non potrei dire no a nulla. So che se lo facessi mi pentirei. Poi mi dico che, in fondo ho provato di tutto, siamo solo io, lui e le nostre fantasie sudicie, le nostre parole turpi.

Insonnia

“Dolce e chiara e la notte/senza vento…” Recita una poesia di Leopardi. Oggi non riesco a dormire, continuo a ricordare ogni istante come la scena di un film, quando pensi che vorresti essere stata la protagonista eppure lo eri. Mi riecheggiano le sue frasi prive di pudori: «Ti piace farti sfondare in gang, vero?» Caspita se è vero ma a volte, l’intimità a due può avere qualcosa di più completo, superare l’immaginazione, far godere dieci volte tanto, contenere tormento, paura; fuori dalla sicurezza di un privè il senso di avventura, di essere fuori da ogni controllo, lo smarrimento del non sapere a chi hai dato le chiavi della tua pelle, angelo o demone?

Il demone

Anche se sai, e tu lo sai che vuoi il demone, quel demone di vizio e lussuria. Nel cuore delle notti insonni, mentre continuo a toccarmi e a ripensare ossessivamente a ogni gesto, a ogni parola, a ogni lasciva goduria affinché nulla vada dimenticato di quei momenti stregati, quando volevo solo essere qualcosa da usare: piacere puro, sottomissione totale, strumento vibrante.

Tzunami

E come non ricordare quel tutto che finisce in uno tzunami di sborra così dolce da leccarsi le dita e col quale mi sono strofinata tutta per gioirne in pienezza. Mentre mi tocco selvaggiamente con doppi falli che vanno e vengono, con la bocca succhio i preservativi che ha usato. Li succhio dentro e fuori. Non lo avevo mai fatto ma ne avevo bisogno, era come sentirlo ancora addosso, un irresistibile impeto. La bocca ha emesso un acquolina abbondante, interminabile. L’orgasmo che provo mi induce a urlare tanto da temere di aver svegliato l’intero palazzo coi miei gemiti ma gli inquilini dovrebbero essersi abituati alla cagna in calore del terzo piano.

Sogni

Al sorgere del sole mi sono addormentata, madida e inebriata dei suoi umori. Nessuna voglia di lavarmi di scrollarmi di dosso quei peccati sensoriali. Lui è ancora lì. So bene che è un sogno ma sento la presenza ancora calda sul mio letto. Il rumore del suo schiaffo sulla mia guancia, mi struscio tutta sul cuscino. Lo vedo ancora davanti a me. Riprendo a spogliarlo, mi accorgo che è armato. So cosa vuole dire in senso onirico. Pericoloso, come la spina di una rosa conficcata sul cuore ma non sono nata per avere paura, corro il rischio, come è nella mia natura, senza conoscere nulla dell’imponderabile fine.

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