L’APPUNTAMENTO

Annunci sì e no!

Tra i vari annunci che mi giungono, e che di solito snobbo per quanto patetici e lusinghevoli alla nausea, con informazioni tutt’altro che interessanti e nick name che non meritano nemmeno di essere aperti per quanto ridicoli che vanno da “Grossaminca” a “Cazzodiferro” (qualcuno che forse mangia troppi spinaci). In sostanza, la versione porno-comica degli appellativi che usavano darsi i nativi americani. Avendo scritto che mi piacciono le cose a tre, prevalentemente mi contattano quarantenni che hanno ancora l’amico immaginario. Naturalmente loro si presentano, mandano foto, ma il presunto amico è sempre occupato e dunque, anch’io, visto che non mi piacciono i visionari.

Trappole golose

Eppure tra le tante proposte, mi è capitata una richiesta curiosa che non mi andava di rifiutare. Era evidente che il mio interlocutore era colto e raffinato e sapeva proporsi in maniera adeguata. Mi diede appuntamento in una sontuosa boutique poiché desiderava donarmi un indumento a mio gusto al quale avrebbe seguito una cena in un prestigioso ristorante e poi chissà, “senza impegno”. Certo senza impegno si fa per dire dopo tanti generosi lussi. Perplessa ero perplessa. Di rito non apprezzo chi tenta di comprarmi con cene e regali che rischiano di diventare trappole. A scanso di equivoci mi ripromisi di non accettare alcun regalo ma la boutique volevo almeno vederla e mi dava la possibilità di incontrarlo in campo neutro; se poi mi fosse risultato gradito si poteva pure andare a cena e, a quel punto, davvero, chissà. 

Scherzi del destino

Destino volle che impedimenti, sui quali non sto a tediarvi, non mi permisero di arrivare puntuale all’appuntamento. Feci appena in tempo ad entrare nella boutique e a dire di essere attesa da un uomo che, come fui informata dalle commesse, era appena andato via. Giunse, infatti, un messaggio. Il tipo era fatalista, si scusava ma non aspettava più di venti minuti. Fatalista lo sono anche io per cui ho pensato fosse meglio così e mi sono dedicata allo shopping. Il negozio straripava di cose deliziose. Un tizio di colore, alto e prestante, con un completo color prugna spruzzato di blu, camicia coreana di lino color carta da zucchero, mentre guardava anche lui quei capi, mi rivolse la parola e mi disse: «Sono contento del suo ritardo. Ho appena eliminato un rivale». «Lei crede?» «Permetta che mi presenti Madame…»

La SPA multietnica

Scoprii che era un diplomatico francese, a Milano per un convegno internazionale, si sarebbe fermato solo un week end e alloggiava in un luogo molto chic, che prevedeva il ristorante e la SPA.  Invitarmi in una SPA è per me un’offerta che non si può rifiutare; se poi nella SPA c’erano uomini e donne, tutti rigorosamente nudi e diversamente pigmentatati la situazione si presentava assai nuova e libidinosa, finalmente una completa interraziale.

Da Madame a Bagash

Il mio accompagnatore e l’amico, non immaginario, con loro accento francese, da Madame passarono in fretta a chiamarmi la bagasch e, dopo essersi fatti spompinare per bene e a avermi inculata in due davanti agli occhi di una coppia cinese, mi chiesero di cogliere il loro invito di far godere la “geisha”, pertanto mi dedicai a leccarla con eccesso di zelo, dalla figa al culo , non trascurando di succhiarle il clitoride e di infilarle la lingua fin quasi alle ovaie mentre le palpavo i piccoli seni irti di piacere. Il marito mi prese a novanta gradi, i neri mi succhiavano le tette stringendole a dovere mentre gli altri cazzi mi occupavano le mani e un’altra figa, nero Nigeria, pretese la mie leccate; nel contempo, un tizio norvegese, dietro di lei, le fistava violentemente il culo col pugno. Sborra e squirting esplosero sui nostri corpi sudati donandoci un amplesso unico.

Momento relax

Ci attendeva una doccia emozionale multicolore e l’angolo tisaneria prima di immergerci nelle vasche ad idro massaggio dove continuammo a giocare nell’acqua. Si fece ora di cena. Mi colpì la presenza di un altro commensale dai tratti mediorientali, un medico iraniano che indossava uno slim rever a lancia in pied de poule, bianco e azzurro, collo sciallato, abbottonatura con cinque bottoni e due tasche con doppio filo sul davanti, camicia bianca in satin con collo all’Italiana, abbottonatura coperta e polso doppio per i suoi gemelli ovali in oro bianco e madreperla, cravatta in tinta unita di Hermesse gris nacrè , scarpe Church Consul173 in pelle di vitello, stringate con cuciture sul puntale. L’effetto “Sinatra” era voluto e gli donava. Gli riservarono il posto alla mia destra.

Peccati di gola

Furono servite le ostriche Regal Oro di Pascal Boutrais, Caviale Beluga iraniano qualità imperiale, crudo di gambero rosso di Mazara su sfere di burrata, cramble di pane nero di Castelvetrano, polvere di capperi di Pantelleria e per chiudere scorze d’arancia candite e glassate al cioccolato modicano, il tutto accompagnato da Champagne Extra brut “Cuvèe N°743 della Maison Jacquesson, la preferita di Napoleone. Cena anch’essa interrazziale direi in cui posso affermare di averne preso di tutti i colori, generi e razze, prima e dopo il pasto.

La sorpresa

Al termine della serata l’iraniano, dopo il secondo round, consumato nella sua camera da letto, mi chiese se mi fosse piaciuto; affermativo, certo, e arrivai a confessargli che era quello che mi aveva scopata meglio. Mi accompagnò al taxy che aveva appena chiamato e salutandomi mi disse: «Allora, la prossima volta che sarò a Milano, non tardare». Compresi. Ecco chi era lo sconosciuto.  Prima di salire in macchina accennò un baciamano e con un: «Buonanotte Madame, valeva la pena aspettarti» si congedò con un cenno d’inchino col capo. Sorrisi, avevo appena fatto il giro del mondo in una sola notte.

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