La professoressa Evelina

L’iniziazione

La scoperta

Frugando nella soffitta di casa di miei zii, a soli dodici anni, mi imbattei in un giornale porno. S’intitolava “La professoressa Evelina”. Non avevo mai visto un fumetto simile e ne rimasi turbata tanto che da quel momento iniziai a masturbarmi tutte le sere e in maniere sempre più strambe. Di solito con le mani ma strofinando il clitoride con il pizzo delle mutandine o con lo spazzolino elettrico sino a sfondarmi per la prima volta analmente col bastone dello sturalavandino mandandolo il più a fondo possibile, considerato che non osavo sverginarmi la figa almeno il piacere anale lo godevo a pieno. Mentre mi masturbavo, ricordavo le scene di questo fumetto: la professoressa Evelina, una bella donna dai capelli corvini e gli occhi da gattona, insegnava sesso agli uomini disegnando alla lavagna posizioni e dettagli di cazzi e fighe. 

La lectio

Impartiva la lezione seminuda, in reggicalze e intimo con nudità scoperte; se qualcuno disturbava, per punire i suoi studenti se li portava a letto.

Infatti, nella prima scena, i due allievi, detti Rossi e Bianchi, il moraccio e il biondiccio dai corpi rocciosi ma indisciplinati vengono costretti a seguirla. Lei si stende nella sua alcova e inizia a farsi leccare tutta leccando, a sua volta, i loro durissimi cazzi, poi mentre uno le scopa la figa l’altro continua a farsi succhiare finché inizia la doppia penetrazione culo e figa con sborrata finale e gran soddisfazione di tutti.

Pissing o squirting?

Dopo di che, l’insolita, professoressa, indossa un impermeabile sopra la biancheria da porca e va a trovare un attempato ma distinto signore. Gli fa un pompino ma non è soddisfatta anche se dice, tra sé, che bisogna accontentarsi e rimpiange i due stalloni che l’hanno pompata per bene poco prima. Poi si reca da un altro uomo, questa volta più giovane e lì rimango attratta da una sorta di liquido che lei gli schizza addosso. Non sapendo ancora cosa fosse uno squirting pensai alla pipì ma anche quella mi appariva come una pratica strana, figuriamoci se avevo cognizione del pissing.

L’orgia

Intanto, in un’altra casa ci sono due donne nude, in calore, hanno bisogno di essere scopate, è evidente. Una è bruna con un taglio di capelli alla Valentina di Crepax, l’altra a delle lunghe code bionde che le ricadono sui seni e sembra che per avere un orgasmo basti sfiorarla.

Arriva Evelina e, in attesa degli uomini che si fanno attendere, inizia baciarle e a masturbarle, poi tira fuori dall’armadio una serie di cazzi finti di diverse misure ed inizia ad allargare i loro buchi facendole gemere di piacere.

Gli uomini arrivano, sia bianchi che neri, sono veramente tanti e iniziano a penetrarle nelle maniere più impensabili; all’epoca mi chiedevo se davvero quello che vedevo era reale, ovvero, il cazzo entrava davvero nella figa?

La masturbazione

Il loro piacere era talmente evidente che, da quel momento in poi, non ho fatto altro che aspettare il giorno in cui queste cose le avrei fatte anch’io, perché già a quell’età, leggere quel fumetto mi aveva rivelato la mia vera natura: volevo sentirmi una troia e al più presto possibile, avevo fretta di fare quelle esperienze, incosciare maschi uno dietro l’altro, svuotare cazzi, farmi trapanare da più uomini contemporaneamente… e così iniziai a leggere fumetti, giornali porno, letteratura erotica sino a riuscire a vedere i film hard quando possibile. Almeno teoricamente vantavo una cultura che si sognavano in molte, quantomeno tra le mie coetanee.

Sono contenta di aver trovato quel giornale, anche se so che le mie voglie prima o poi avrebbero bussato alla porta ma grazie a quel fumetto nessuno, nemmeno il primo rapporto mi ha colta impreparata.

La prima volta

Comunque non era stato facile convincere un uomo a fare da apripista in quanto tendevo a guardare i maschi molto più grandi perché avevo deciso che volevo iniziare la mia carriera sessuale con uno esperto ma gli uomini grandi preferivano evitare le minorenni; raggiunti i vent’anni il problema che si ponevano era un altro.  Ossia- Se sei ancora vergine a questa età vuol dire che sei una brava ragazza per cui non voglio farti soffrire-.

Stanca di questa presa di posizione allo sverginatore definitivo mentii spudoratamente e quando mi chiese con quanti ero stata risposi “venticinque”; una volta convinto di aver a che fare con una gran troia che a soli vent’anni si era scopata mezza città, ci diede dentro. Solo dopo confessai la bugia ma non credo di averlo mai persuaso del tutto. Infatti, restò sempre perplesso sulla mia dichiarata verginità a posteriori, soprattutto perché sin dal primo giorno gli permisi di penetrare ogni buco evitando di dirgli che analmente aveva già provveduto lo sturalavandino. Dunque, si era attrezzato prima di ortaggi e poi di vibratori sempre più seri perché durante i rapporti mi eccitavo parlando di doppie e triple e usavo un turpiloquio da consumata sgualdrina.

Arrivava da Genova, un aviere di Stanza a Cagliari. Mi piaceva ascoltarlo perché avendo viaggiato e avendo un gran senso dell’umorismo, sapeva imitare tutti i dialetti.

«Oggi mi scopi in siciliano?» gli chiedevo divertita. «Minchia! Che bottana industriale…»

«Oggi mi scopi in romanesco?»

«Oh, an vedi quant’ è zozza questa…»

«E in sardo?»

«Minca e cuaddu ti coddiri su cunnu, oh bagassa!»

Spettacolo. Non durò a lungo, mi piaceva cambiare, fare numero, tenevo il conto degli uomini che mi portavo a letto ma fu un peccato averlo perso di vista; fu trasferito nella sua città natale solo ogni tanto, quando tornava, mi cercava per divertirci ancora.

Naturalmente ho sempre tanta riconoscenza verso la Professoressa Evelina.

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