Lo stallone cheyenne

Il cubista

Avevo circa venticinque e da almeno cinque avevo un amante che non si decideva a dare concretezza alla nostra storia. Il più delle volte lo vedevo in discoteca dove spesso mi sbatteva nelle scale antincendio. Una sera d’estate, nel locale predisco che eravamo soliti frequentare, vidi entrare un ragazzo oggettivamente straordinario. Dalle mie amiche appresi con disinteresse che si trattava del nuovo cubista della discoteca in cui andavamo tutti i sabati ma non gli prestai eccessiva attenzione nonostante il suo fisico simile ad un bronzo di Riace, la sua abbronzatura bruno rossiccia dovuta alle sue origini Cheyenne e i lunghi capelli neri e lisci effetto seta. Era lì per trascinare la gente in discoteca e si avvicinò con molta gentilezza per offrirmi gli inviti.

Pinocchia

Giunta in discoteca, Andrea, così si chiamava il mio amante, stava evidentemente flirtando con una tizia che, per le fattezze secche e spigolose, io e le mie amiche ribattezzammo “Pinocchia”. Orbene, mentre lui corteggiava Pinocchia, il cubista, che aveva tutte le donne presenti ai suoi piedi, si ritirò nel suo camerino per una pausa; naturalmente tutte lo seguirono per salutarlo e conoscerlo e dal momento che mi girava di infastidire Andrea decisi anche io, come una scema, di mettermi in fila per salutare il cheyenne.

Bianco su nero

Giunta al suo cospetto, lui con un braccio mi tirò dentro il camerino avvisando il dj, che rideva sotto i baffi, di non consentire l’accesso a nessuno.

Rimasi di stucco, mi confessò di avermi sempre desiderata dal primo momento che mi aveva vista e che mi aspettava. Tentai invano di spiegargli che in realtà non intendevo fare nulla, anzi volevo solo far ingelosire un tizio.

«Perfetto, ti aiuto io.» Mi disse spingendomi in ginocchio e costringendomi a spompinarlo fino a farlo a sborrare sul mio vestito di pizzo nero.

Doppio cazzo

«Che pompino da professionista, scommetto che lo prendi anche in doppia.»  Disse mentre mi frugava la figa, e mica si sbagliava. Tirò fuori la testa dal camerino e con la mano accennò a qualcuno di avvicinarsi, d’un tratto vidi entrare un altro tipo che faceva animazione con lui, certo meno appariscente fisicamente ma con dei capelli mossi, lunghissimi e un viso da porco che mi si bagnava al solo guardarlo. Si buttò a capofitto sulle mie tette.

«Fai vedere, dove sono le cicatrici?» «Ma che dici? Sono autentiche, come natura crea.» Si alterarono in una doppia da svenire tappandomi la bocca per impedire che urlassi come una pazza, poi di nuovo in ginocchio a riempirmi con la loro crema che spiccava sul vestito nero. Dopo essersi accaparrati il numero di telefono fui rilasciata.

Coraggiosa e puttana

Ma ora veniva il bello. Uscire da quella cabina dove era chiaro a tutti quello che era successo. Anche i miei capelli erano incollati di sborra e il trucco completamente sfatto. Mi feci coraggio, in fondo ero la donna più invidiata della discoteca. Aprendo la porta la prima cosa che vidi fu lo sguardo bavoso del dj.

«Complimenti, mi sa che stasera hai fatto bingo, la prossima volta in pausa ci vieni con me.» «Ho visto di meglio!» affermai dandomi un tono e cercando di ricompormi.

Missione compiuta

Con un sorrisetto malizioso sulle labbra lasciai la cabina e affrontai la folla compreso il mio amante a cui rivolsi il migliore dei miei sorrisi. Lui si voltò come se non volesse parlarmi, la Pinocchia era andata via.

«Ciao Andrea, non mi saluti? Non sarai mica arrabbiato, hai detto tu che siamo entrambi liberi di avere altre storie.» Sospirò e mi guardò. Io sostenni il suo sguardo con alterigia.

«Ti accompagno a casa.» Disse perentorio.

«Non c’è bisogno, sono con le solite amiche.»

«Non vuoi un’altra razione di cazzo stanotte?»

«Perché no?»

«Che puttana ingorda.» Sorrise.

«Felice di esserlo.» Asserii compiaciuta.

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